L’accesso al credito in tempo di crisi
Le conseguenti difficoltà degli intermediari, in particolare di quelli di maggiore dimensione, hanno fatto sì che, all'aumentato bisogno di ottenere credito da parte dell'imprese, in una fase di piena e profonda crisi economica, non abbia fatto seguito, purtroppo, un proporzionale aumento dei fondi messi a disposizione.
In particolare nell'ultimo trimestre 2011 il Sistema Italia aveva perso credibilità, con forti dubbi a livello internazionale di tenuta dell'intero sistema finanziario (rischio default/rimborso) e differenziale dei titoli di stato italiani con quelli tedeschi alle stelle. Tutto ciò aveva provocato un forte rialzo del costo del denaro e crisi di fiducia – un default Italia significherebbeun default banche italiane che detengono grosse quantità di titoli di stato – nei confronti del sistema bancario italiano a cui, conseguentemente, è venuto a mancare all'improvviso il sostegno del circuito finanziario internazionale. A causa di questa crisi di liquidità, l'approvvigionamento delle grandi banche italiane è potuto avvenire solo sul mercato interno a costi elevati. In tale contesto l'intervento della BCE è stato provvidenziale ed ha, di fatto, scongiurato il totale credit crunch raffreddando, nel contempo, il costo del denaro.
Al di là delle conseguenze della crisi, il rapporto che le piccole imprese hanno con il sistema bancario è oggetto di forti preoccupazioni in seguito all'entrata in vigore anche delle disposizioni in materia di accantonamenti patrimoniali stabilite dall'accordo Basilea 2 – 3.
L'applicazione di tali disposizioni ha contribuito ad un ulteriore rischio di razionamento del credito per le imprese meno "bancabili" e formalmente con profili di rischio più elevati, quali tipicamente le nostre piccole imprese.
Per la valutazione del rischio di credito, le banche utilizzano metodi diversi di calcolo per la sua determinazione, tenendo conto di diversi indicatori. Gli elementi di criticità e, di conseguenza, i requisiti richiesti, con riguardo al credito per le imprese più piccole, sono principalmente riconducibili ai sistemi di valutazione che ciascuna banca adotta (cosiddetti rating) che dovrebbero essere trasparentemente comunicati ai clienti.
La logica sottostante al sistema è semplice: più elevato è il rischio che assume la banca, maggiore dovrà essere la quota capitale accantonata dalla banca stessa, e quindi più elevato sarà il tasso applicato al prenditore.
Questo meccanismo, purtroppo, induce un effetto di carattere restrittivo nei confronti delle imprese, in particolare le PMI, in quanto i prenditori di minore qualità creditizia (tipicamente le piccole e medie imprese) rischiano di vedere peggiorare le condizioni loro praticate e ridurre il credito a loro destinato.
Ulteriore problema per le PMI è rappresentato dai supporti informativi disponibili per la valutazione della rischiosità di una piccola impresa (che nella maggior parte dei casi presenta un regime contabile semplificato), che non consentono di potere fare affidamento su di un numero di indicatori sufficientemente ampio e completo.
Il sistema adottato dalle Banche di piccole dimensioni, fra le quali è compresa la Banca della Provincia di Macerata, si articola in diversi moduli in funzione della tipologia di controparte da valutare, al fine di considerarne le peculiarità dimensionali e settoriali (modulo imprese, modulo ditte individuali, modulo imprese agricole, modulo cooperative , ecc.).
Il rating viene estrapolato da un algoritmo che elabora un mix di informazioni di tipo qualitativo e quantitativo; la valutazione delle aree quantitative viene effettuata automaticamente dalla procedura sulla base dei dati di bilancio (aspetto patrimoniale, finanziario ed economico), centrale rischi (eventuali anomalie, dimensionamento dei fidi), andamento operativo del rapporto e analisi settoriale.
La valutazione delle aree qualitative è invece "guidata" dalla professionalità e dalla conoscenza diretta dell'impresa richiedente; una banca locale e di piccole dimensioni sarà sicuramente avvantaggiata in tal senso.
Una recente indagine di BanKitalia evidenzia come la stretta sull'accesso al credito si sia concentrata soprattutto sulle grandi aziende, mentre i criteri per quanto riguarda le imprese di piccole e medie dimensioni sono diventati effettivamente più severi ma in misura minore.
Per tutto quanto sopra detto, nel rapporto tra banche e piccole imprese è diventato sempre più importante il ruolo dei consorzi di garanzia, per assicurare una mitigazione del rischio ed un minore assorbimento di capitale, a tutto vantaggio di una più favorevole valutazione della richiesta di affidamento.
A tal fine la Banca della Provincia di Macerata ha già in essere diverse convenzioni con le maggiori cooperative di garanzia del territorio, le quali sono dei veri e propri intermediari finanziari vigilati dalla Banca d'Italia (Confidi iscritti all'art. 107 del Testo Unico Bancario) con una solida struttura di garanzia ed una significativa presenza sul territorio. Esse sono in grado di offrire ai soci maggiore potere negoziale e miglior rating per garantire prestiti e finanziamenti alle imprese, oltre alla possibilità di garantire il credito a breve con un effetto di maggiore liquidità e minori costi. I Confidi hanno la capacità di rilasciare per i finanziamenti che verranno concessi ai propri soci/consorziati dalla Banca, a valere sulle suddette convenzioni, una garanzia personale, diretta, esplicita, incondizionata, irrevocabile ed escutibile a prima richiesta, in modo che la stessa possa essere riconosciuta come strumento di mitigazione del rischio di credito in applicazione delle regole stabilite dalla convenzione "Basilea 2".
Con la sottoscrizione di queste convenzioni, le Cooperative, forti di garanzie mutualistiche importanti, capaci di dialogare alla pari con la Banca (una delle priorità dell'attuale fase congiunturale), intendono ancor più, attraverso un rinnovato radicamento territoriale, esprimere la propria vicinanza al mondo delle imprese.
Parimenti, la Banca della Provincia di Macerata, attraverso l'accordo, intende offrire i suoi servizi presso i propri sportelli, e punti finanziari di prossima apertura, localizzati in tutto il territorio maceratese. Tutto il tessuto imprenditoriale della Provincia di Macerata, ma anche di Fermo (viste le omogeneità economiche e culturali con Macerata) potrà quindi utilizzare questo validissimo strumento di mitigazione del rischio.
Tutto ciò premesso, vediamo in pratica come si svolge la valutazione di una richiesta di affidamento ed i requisiti richiesti alle imprese.
Nell'ambito di una valutazione di una richiesta di affidamento ci sono dei principi guida che vanno, sostanzialmente, seguiti e che determinano i requisiti fondamentali:
a) frazionamento del rischio;
b) utilizzo di forme tecniche di fido coerenti ed adeguate;
c) valutazione oggettiva del richiedente e delle sue capacità di rimborso;
d) valutazione qualitativa del richiedente.
Il primo punto rappresenta il principio fondamentale nella gestione dei crediti e tende ad evitare che la Banca sia eccessivamente esposta nei confronti di un singolo cliente / gruppo / settore. E' sempre più importante, in particolar modo per realtà bancarie locali e di piccole dimensioni, erogare credito in maniera frazionata e di importo contenuto, al fine di diversificare al massimo gli impieghi ed accogliere un numero maggiore di richieste.
Il secondo punto, invece, si riferisce alla necessità di utilizzare delle forme tecniche di fido coerenti alle reali necessità aziendali. Al fine di evitare squilibri tra le fonti di impiego e di finanziamento, è importante evitare di finanziare l'acquisto di macchinari o immobili, ad esempio, con linee di credito ordinarie/correnti (scoperto di conto corrente, smobilizzo crediti commerciali), che per loro natura devono servire per sostenere le spese correnti. Gli investimenti devono essere finanziati con linee con più appropriate, come mutui chirografari e/o ipotecari.
Per il punto c) si andranno a verificare le capacità di rimborso (produrre flussi di reddito tali da sostituire nel tempo il debito con capitale proprio), capacità economiche (fatturato, redditività, prospettive, ecc.), capacità patrimoniali (livello di capitalizzazione, equilibrio strutturale, ecc.), finanziarie (gestione finanziaria, liquidità, ciclo monetario, ecc.), dimensionamento dei fidi/indebitamento e dati certi (corrispondenza con fidi dichiarati, anomalie, sconfinamenti, garanzie, ecc.). Se già cliente, si effettua anche un'analisi dell'andamento operativo del rapporto. Considerata la complessità e quantità delle variabili in esame, il giudizio finale, ancorchè "oggettivo", non può quindi prescindere da una valutazione ed un'interpretazione personale degli organi deliberanti.
Per il punto d) invece risulta importante acquisire più informazioni possibili in merito al profilo di Governance dell'impresa, verificare se possono esistere eventuali problemi di passaggio generazionale, conoscere gli amministratori ed i soci, ecc. Sempre in tale contesto è fondamentale conoscere e valutare la situazione complessiva del "profilo rischi" di impresa (immagine, rischi finanziari, rischio paese per export, ecc.) e del posizionamento strategico (diversificazione dei prodotti, innovazione, mercato di riferimento, rapporti con fornitori, ecc.); non ultimo si richiede la presentazione di un approfondito "business plan" ed una relazione di presentazione.
In sostanza, la Banca cerca di valutare l'azienda analizzando il suo merito creditizio, che si definisce come l'apprezzamento della solvibilità di un debitore. Per il futuro del nostro paese è necessario difendere proprio le imprese meritevoli, e cioè quelle che si dimostrano valide e solide. Le banche devono fare la loro parte erogando credito a queste aziende con una politica di lungo periodo, sostenendole e rinforzandole, perchè l'obiettivo comune è sempre la crescita non solo economica, ma anche e soprattutto sociale e culturale.